Un marketing inclusivo è possibile

Non è solo una questione formale

La pubblicità, così come i libri, i film, l’arte e le serie tv sono espressione di un certo sistema culturale. La pubblicità si è evoluta ovviamente, così come si è evoluto il mondo che ci appartiene: le donne hanno smesso di immedesimarsi nei modelli femminili patriarcali che venivano proposti, in corpi che non erano i loro, la comunità LGBTQIA+ di non vedersi mai rappresentata e così via. Ma ovviamente questo percorso di evoluzione è lontano dall’essere compiuto, si può e si deve fare molto di più. Basta aprire Facebook o Instagram per capire che il lavoro di de-costruzione del linguaggio (scritto e visivo) del web è ancora tutto da iniziare e la strada, ahinoi, è ancora in salita.

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Cosa significa concretamente? Significa che, anche nel campo del Digital Advertising, si può e si deve incominciare a utilizzare un linguaggio diverso che possa rappresentare tuttə e non solo una certa categoria di persone. Cambiando il linguaggio quotidiano possiamo cambiare il processo di rappresentazione e aprire così un varco tra le barriere di genere (e non solo) che fino a oggi hanno estremamente condizionato la pubblicità online.

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Questo si può fare cominciando a usare delle forme plurali inclusive a esempio (hai notato che usiamo questo simbolo “ə”?), o nella scelta delle immagini da inserire sul sito web o nella realizzazione delle grafiche per i social. Dalla semplice sponsorizzazione su Facebook, al copy di un articolo o di un annuncio sulla search di Google, parleremo alla tua audience e al tuo target di riferimento con un linguaggio non discriminatorio nei confronti delle differenze di genere, orientamento sessuale, colore della pelle, religione, età, corpi.